Il trentennio che va dal 1960 al 1990 è stato un periodo in cui la Sardegna ha fatto parlare molto di se, e questa volta non per le sue coste meravigliose e le spiagge bianche che ben conosciamo, ma per fatti incresciosi che purtroppo riempivano le pagine di cronaca nera di tutti i giornali; era quello il periodo in cui una strana ondata di banditismo iniziò ad imperversare sull’isola, espandendosi poi poco a poco anche sullo stivale ed addirittura oltreconfine. La stampa la chiamò Anonima Sarda, o anche Anonima Sequestri, ma il succo era lo stesso; si trattava di un gruppo di pericolosi banditi di origine sarda che si dedicava ad attività criminali di vario genere come assalti, rapine a mano armata, e soprattutto sequestri di persona.
In un primo momento sembravano episodi isolati di delinquenti ‘indipendenti’ che cercavano di far soldi senza sporcarsi troppo le mani, sequestrando persone e chiedendo il riscatto per il loro rilascio, poi verso la fine degli anni 60 il fenomeno di questi atti di banditismo dilagò, al punto da costringere il governo ad istituire una commissione parlamentare d’inchiesta che si occupasse esclusivamente di questo problema. Pene molto più severe per i sequestratori, modifiche alle leggi che regolamentavano il reato del sequestro di persona, e soprattutto il blocco dei beni della famiglia del sequestrato, misero finalmente fine a quest’ondata di rapimenti a scopo estorsivo.
Continua a leggere! “Cos’era ‘l’Anonima Sarda’?”